La serie Cappelli

Una delle serie che più apprezzo è sicuramente quella edita da Cappelli, fotografo in Milano, negli anni ’20. Si tratta di splendide immagini in bianco e nero con una cura dei dettagli e una nitidezza uniche. Dietro si vede la mano di un fotografo professionista. I ciclisti appaiono quasi sempre a mezzo busto, ma non sempre nella classica posa frontale. Spesso sono ritratti di fianco, senza guardare l’obiettivo o chini sul manubrio. Ogni ciclista indossa la propria maglia di lana con la classica abbottonatura sulla spalla che si usava in quel periodo. Sono foto espressive, con una profondità inusuale per l’epoca.

Le foto-cartoline sono contraddistinte da una numerazione progressiva e dalla scritta che indica il nome e cognome del ciclista ritratto. Spesso viene aggiunta una breve frase che indica il principale trofeo conquistato.

Qui di seguito alcune delle immagini di questa collezione.

Vero o Falso?

Vero o Falso?

La domanda più ricorrente che il collezionista si sente porsi è “come fai a sapere che è originale”. Domanda ancor più pertinente se in mano abbiamo un autografo fatto da un personaggio vissuto molti decenni prima, non “ottenuto” di persona.
Il primo fattore da considerare è il supporto su cui è stata apposta la firma. Una cartolina o una foto antiche sono difficili da replicare.
Secondo fattore è il tipo di inchiostro usato: se stiamo parlando di un ciclista degli anni ’20 non potrà mai essere un autografo fatto con penna a sfera!
Terzo fattore da prendere in considerazione è la grafia: in genere i ciclisti più famosi hanno lasciato diversi scritti e autografi per cui si può facilmente fare una comparazione.

I problemi e i falsi possono essere di 3 tipi.
La prima ipotesi è che la firma non sia stata posta dal ciclista, ma da un suo assistente. Esistono diversi casi di atleti che non amavano fare autografi e così incaricavano la moglie o un amico di provvedere.
Seconda ipotesi è che si tratti di una copia o imitazione: succede purtroppo con gli atleti più famosi e ricercati che proprio per questo attirano l’attenzione dei falsari. In questi casi c’è sempre da tenere in considerazione il fatto che non è semplicissimo recuperare una foto d’epoca per cui il fenomeno dei “fakes” è più diffuso con i ciclisti moderni.
Terza ipotesi la firma stampata o a tampone/timbro. Qui non parliamo di truffa, ma di una pratica diffusa in passato. Si producevano cartoline con autografi pre-stampati che erano talmente verosimili che distinguerli ad occhio nudo per un collezionista inesperto può essere difficile. Allo stesso modo si usava riprodurre la firma del campione sotto forma di timbro. Anche in questo caso solo un’occhio attento distingue l’inchiostro del pennino da quello di un tampone.

Quanto vale?

Quanto vale?

Una delle domande più ricorrenti che noi collezionisti di autografi ci sentiamo porre è: quanto vale un autografo? Precisiamo subito che non esistono listini fissi. Ci sono delle guide, alcune anche molto diffuse negli USA, dove però la categoria dei ciclisti è veramente marginale. Mi piace quindi ribadire il concetto che, come in molti altri settori, anche per un autografo il valore è legato al mercato. Per mercato si intendono le aste specializzate (molte delle più rinomate case d’asta internazionali dedicano ormai una sezione specifica agli autografi) o siti online più comuni come Ebay.

Nel fare una stima del valore, bisogna tenere in considerazione alcuni fattori come la rarità, l’età, l’importanza del ciclista, lo stato di conservazione, il tipo di firma ecc. Facciamo qualche esempio pratico per capirci. Ci sono ciclisti che, per vari motivi, hanno lasciato pochi autografi perchè prematuramente scomparsi (ad es. Bottecchia o Simpson), perchè vissuti moltissimo tempo fa (ad es. i pionieri come Garin, Cornet ecc.), perchè non amavano fare dediche (ad es. Robic che faceva fare gli autografi alla moglie). Rarità e importanza del ciclista sono quindi due elementi che, abbinati, fanno alzare il prezzo. Un autografo di Bottecchia è stato di recente venduto per quasi 900 euro proprio perchè estremamente raro. Un autografo di Bartali ha, invece, un valore molto basso (30/50 euro). L’importanza del ciclista non si discute, ma Gino non negava a nessuno un autografo e ne ha lasciati qualche decina di migliaia come minimo, alcuni anche in epoche recenti prima della sua scomparsa. Bartali è un caso particolare perchè nella sua vita cambiò la propria firma. Succede così che un autografo di Bartali degli anni ’30 e ’40 sia molto differente da quello degli anni ’70 e ’80. Ecco allora che la prima versione di autografi abbia molto più valore della seconda. Discorso simile per Kubler. Il fortissimo ciclista svizzero, terminata la sua carriera, era solito rilasciare autografi indicando l’anno solare, questo perchè spesso i “cacciatori di autografi” lo fanno per rivenderli. Anche in questo caso un autografo di Kubler d’epoca , senza “anno”, ha molto più valore di uno recente.

Una considerazione che va fatta è quella legata alla diffusione di Internet. Quando ho iniziato a collezionare, 20 anni fa, il web già esisteva, ma gli autografi si scovavano soprattutto nei mercatini delle pulci o con scambi tra collezionisti. Ragione per cui il valore di alcuni autografi era più alto proprio perchè era difficile reperirli. Con il passare degli anni internet ha aperto scenari impensabili dando la possibilità ai collezionisti di accedere facilmente a mercati stranieri, a siti specializzati in aste o collezionismo ecc. Accade così che per taluni soggetti il prezzo sia calato. Un esempio su tutti è quello di Fausto Coppi, uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo prematuramente scomparso nel 1960. I suoi autografi erano molto ricercati, abbastanza rari e avevano anche un discreto valore (dai 200 ai 500 euro). Oggi, proprio grazie ad Internet, è abbastanza facile reperire un autografo del Campionissimo per cui il suo valore si è praticamente dimezzato.