Il collezionismo di autografi ha origini molto antiche. Già nei secoli scorsi si usava raccogliere scritti e dediche di personaggi famosi. Con l’avvento delle fotografie l’abbinamento tra immagine del personaggio e la sua firma è diventato “scontato” e sempre più ricercato. Solitamente la passione di chi colleziona autografi nasce dall’emozione di possedere qualcosa che è passato dalle mani di un personaggio famoso e che è quindi un pezzo unico.

La domanda più ricorrente che il collezionista si sente porsi è “come fai a sapere che è originale”. Domanda ancor più pertinente se in mano abbiamo un autografo fatto da un personaggio vissuto molti decenni prima, non “ottenuto” di persona.
Il primo fattore da considerare è il supporto su cui è stata apposta la firma. Una cartolina o una foto antiche sono difficili da replicare.
Secondo fattore è il tipo di inchiostro usato: se stiamo parlando di un ciclista degli anni ’20 non potrà mai essere un autografo fatto con penna a sfera!
Terzo fattore da prendere in considerazione è la grafia: in genere i ciclisti più famosi hanno lasciato diversi scritti e autografi per cui si può facilmente fare una comparazione.

Giuseppe Vigorelli, conosciuto perchè dà il nome al velodromo milanese, fù un ciclista nell’epoca pioneristica. Qui in una rara immagine in posa con maglia Legnano.

I problemi e i falsi possono essere di 3 tipi.
La prima ipotesi è che la firma non sia stata posta dal ciclista, ma da un suo assistente. Esistono diversi casi di atleti che non amavano fare autografi e così incaricavano la moglie o un amico di provvedere.
Seconda ipotesi è che si tratti di una copia o imitazione: succede purtroppo con gli atleti più famosi e ricercati che proprio per questo attirano l’attenzione dei falsari. In questi casi c’è sempre da tenere in considerazione il fatto che non è semplicissimo recuperare una foto d’epoca per cui il fenomeno dei “fakes” è più diffuso con i ciclisti moderni.
Terza ipotesi la firma stampata o a tampone/timbro. Qui non parliamo di truffa, ma di una pratica diffusa in passato. Si producevano cartoline con autografi pre-stampati che erano talmente verosimili che distinguerli ad occhio nudo per un collezionista inesperto può essere difficile. Allo stesso modo si usava riprodurre la firma del campione sotto forma di timbro. Anche in questo caso solo un’occhio attento distingue l’inchiostro del pennino da quello di un tampone.

Heinz Muller, campione del mondo nel 1952, autografo tra i più rari da trovare.

La seconda domanda che noi collezionisti di autografi ci sentiamo porre è: quanto vale un autografo? Precisiamo subito che non esistono listini fissi. Il valore di un autografo è legato al mercato. Bisogna tenere in considerazione alcuni fattori come la rarità, l’età, l’importanza del ciclista, lo stato di conservazione, il tipo di firma ecc. Facciamo qualche esempio pratico per capirci. Ci sono ciclisti che, per vari motivi, hanno lasciato pochi autografi perchè prematuramente scomparsi (ad es. Bottecchia o Simpson), perchè vissuti moltissimo tempo fa (ad es. i pionieri come Garin, Cornet ecc.), perchè non amavano fare dediche (ad es. Robic che faceva fare gli autografi alla moglie). Rarità e importanza del ciclista sono quindi due elementi che, abbinati, fanno alzare il prezzo. Un autografo di Bottecchia è stato di recente venduto per quasi 900 euro proprio perchè estremamente raro. Un autografo di Bartali ha, invece, un valore molto basso (30/50 euro). L’importanza del ciclista non si discute, ma Gino non negava a nessuno un autografo e ne ha lasciati qualche migliaio come minimo, alcuni anche in epoche recenti prima della sua scomparsa. Bartali è un caso particolare perchè nella sua vita cambiò la propria firma. Succede così che un autografo di Bartali degli anni ’30 e ’40 sia molto differente da quello degli anni ’70 e ’80. Ecco allora che la prima versione di autografi abbia molto più valore della seconda. Discorso simile per Kubler. Il fortissimo ciclista svizzero al termine della sua carriera era solito rilasciare autografi indicando l’anno solare, questo perchè spesso i “cacciatori di autografi” lo fanno per rivenderli. Anche in questo caso un autografo di Kubler d’epoca , senza “anno”, ha molto più valore di uno recente.

Ferdi Kubler, campione svizzero che usava datare i propri autografi. In questo caso si tratta di una foto d’epoca del 1955.

Una considerazione che va fatta è quella legata alla diffusione di Internet. Quando ho iniziato a collezionare, 20 anni fa, il web già esisteva, ma gli autografi si scovavano soprattutto nei mercatini delle pulci o con scambi tra collezionisti. Ragione per cui il valore di alcuni autografi era più alto proprio perchè era difficile reperirli. Con il passare degli anni internet ha aperto scenari impensabili dando la possibilità ai collezionisti di accedere facilmente a mercati stranieri, a siti specializzati in aste o collezionismo ecc. Accade così che per taluni soggetti il prezzo sia calato. Un esempio su tutti è quello di Fausto Coppi, uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo prematuramente scomparso nel 1960. I suoi autografi erano molto ricercati, abbastanza rari e avevano anche un discreto valore (dai 200 ai 500 euro). Oggi, proprio grazie ad Internet, è abbastanza facile reperire un autografo del Campionissimo per cui il suo valore si è praticamente dimezzato.

La classica firma di Fausto Coppi

Chiudo questa sezione con un riferimento alla mia collezione. Come accade per fotografie e cartoline, anche per gli autografi occorre darsi delle “regole” e dei criteri. Personalmente ho deciso di raccogliere gli autografi di ciclisti che nel loro palmares hanno vinto il Mondiale o il Tour de France o il Giro d’Italia o almeno una grande classica o “gara monumento” (ad es. Milano-Sanremo, Giro di Lombardia, Paris-Roubaix, Giro delle Fiandre ecc.). Di recente ho deciso di allargare da una parte la collezione includendo anche quei ciclisti che hanno vestito la maglia gialla e dall’altra ridurla limitando molto i ciclisti moderni e puntando più su quelli “antecedenti” il 1960.